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09 November 2020
Chrurgiche, ftp2, ffp3, in tessuto, lavabili, riutilizzabili, monouso…negli ultimi mesi c’è stato un gran parlare di mascherine, e non poca confusione. In questo articolo cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sulle principali tipologie di mascherine in commercio, evidenziandone le differenze per capire meglio come e quando utilizzarle. Ogni mascherina, infatti, ha uno scopo diverso e, per essere pienamente responsabili e consapevoli, è opportuno farne un uso appropriato.
Una delle conseguenze del coronavirus è il cambio, drammatico e radicale, di alcune nostre abitudini. Se fino a qualche mese fa pensare di indossare una mascherina era innaturale e fastidioso, oggi non possiamo farne a meno. Le mascherine sono entrate a far parte di questa nuova, a tratti surreale, quotidianità, ma quali utilizzare? Cosa cambia tra una e l’altra? Ecco le principali cose da sapere.
Ma prima una puntualizzazione: le mascherine, di ogni tipo, non sono uno scudo protettivo contro il Covid-19, ma servono, insieme a tutte le altre misure di contenimento, a limitarne la diffusione, facendo in modo che individui potenzialmente infetti ne contagino altri. Servono, in altri termini, a proteggere non solo noi stessi, ma anche gli altri e la comunità in cui viviamo.
Conosciute anche come mascherine mediche, sono concepite per proteggere i pazienti da potenziali contaminazioni da parte del personale sanitario. Generalmente sono costituite da tre strati di tessuto-non-tessuto e il loro scopo non è tanto quello di proteggere chi le indossa, quanto le persone circostanti. Se indossate correttamente, ovvero sopra naso e bocca, le mascherine chirurgiche limitano la diffusione nell’ambiente di particelle potenzialmente infette. Attenzione però: le mascherine chirurgiche non proteggono dall’inalazione di particelle molto fini dall’esterno verso chi le indossa.
Esistono tre tipologie di mascherine FFP (Filtering Face Piece) con valvola: il gruppo 1 ha capacità filtrante dell’80%, il gruppo 2 del 94% e il gruppo 3 del 99%. Normalmente sono utilizzate in ambito industriale per proteggere gli operatori da fumi, polveri e particelle sottili. La presenza della valvola non incide sulla capacità filtrante della mascherina ma ha una funzione di comfort, specialmente per chi deve indossarla per un lungo periodo: la valvola, infatti, permette all’aria calda di uscire, riducendo il tasso di umidità ed eventuali problemi di condensa.
A differenza delle semplici mascherine chirurgiche, questa tipologia di mascherine protegge soprattutto chi le indossa, con un livello di efficacia crescente dal gruppo 1 al gruppo 3. Sono, dunque, dispositivi indicati principalmente per gli operatori sanitari, e in certi casi diventano dei veri e propri dispositivi salvavita per medici e infermieri che operano a contatto con pazienti gravemente infetti.
Si tratta della categoria più diffusa e utilizzata dai cittadini, che comprende tutte le possibili barriere per coprire naso e bocca, dalle mascherine in tessuto a sciarpe, foulard e quant’altro. Come le mascherine chirurgiche, anche quelle in tessuto servono per proteggere gli altri ma non chi le indossa, limitando la diffusione di particelle all’esterno. In generale si può dire che più il tessuto è spesso, più efficace sarà la mascherina.
Per sanificare correttamente le mascherine in tessuto esistono tre metodi:
Chiaramente, il tessuto della mascherina in questione deve essere resistente alle alte temperature per poter essere vanificato in modo appropriato.
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